Gruppo Folcloristico Pasian di Prato APS

Lis Stagjons de Sperance

Il Folclore: specchio di una civiltà

Regia: Giorgio Miani

Fotografia e post produzione: Remigio Romano

Da un’idea di: Raffaela Santoro, Antonella Casco, Lorena D’Agostini, Federica Pressacco, Nadia Renzini, Fausto Di Benedetto, Giorgio Miani

Poesie e racconti di: Pietro Zorutti, Enzo Driussi, Giuseppe Marchetti, Antonio Faleschini

Musiche popolari di : Adelino Antoniazzi, G.B. Candotti, Arturo Zardini, Giorgio Miani, Flaviano Miani, Enzo Driussi, Luigi Garzoni

Esecuzione musiche: Giorgio Miani, Enrico P. Chiandetti, Elizabeth Dell’Oste, Flaviano Miani, Raffaele Cian, Stefano Penta, Luca Ceccotti, Gianluca Zanier

Maestro del coro:Flaviano Miani

Registrazioni: Roberto Tomada

Tecnico del suono: Flaviano Miani

Un particolare ringraziamento  per la preziosa collaborazione e la disponibilità a:

Dante Bernardinis, Sergio Cattaruzzi, Reana e Gianni Bellotto, F.lli Rossi, Luciano Rosso, Ivo Tomadini, Franco Zampieri, Giuseppe ed Ernesto Giacomini, Paolo Fant, Elsa Molaro, Mauro Miani, Maggiorino Codutti, Nillo Dominici, Luigi Ercole, Dianello Pitton

Questa pubblicazione è disponibile sul nostro canale YouTube:

Primavera – parte 1:

Estate – parte 2:

Autunno – parte 3:

Inverno – parte 4:

Guardarsi indietro non è né una colpa né un peccato. Serve a capire l’ oggi. Forse è anche questa una delle intenzioni del Gruppo Folcloristico di Pasian di Prato che presenta, in veste musicale nitida e colorata Lis Stagjons de Sperance, poesie, canti, danze, musiche del Friuli con testi di Piero Zorutti, Antonio Faleschini, Giuseppe Marchetti, Enzo Driussi, musiche di Arturo Zardini, Luigi Garzoni, Giobatta Candotti, Flaviano Miani, Giorgio Miani, Enzo Driussi e Adelino Antoniazzi.

In quest’opera, con l’attenta direzione di Giorgio Miani, rivive il Friuli del passato: pulito semplice, trasparente, con canti sui prati, con l’ intrecciarsi di balli che mimano sentimenti, il corteggiamento, gli affetti intimi, gli scherzi e gli amichevoli dispetti, in mezzo, qualche bacio discreto.

Sono raccontate le stagioni. “La viarte” il timp là che ogni cur s’indalegre, “L’ estat” ricco di calore e di canti, “L’autun” con un personaggio, Piero Zorutti, che passeggia colloquiando con suoi pensieri, nella “braide” e con i momenti pieni di vita e di allegria della vendemmia, per concludersi con “L’ inviar” e la festa tradizionale del “Pan e Vin” con il venerando che trae gi auspici. Dongje il fuc e un fret ch’al beche tant il vecjo al scrute il nul al sentenzie bes e blave sedi in Cjargne che in Friul.

Sono stagioni del tempo, sono stagioni della Speranza, la virtù più grande che l’uomo possiede. Forse è l’uomo del Duemila a non avvalersi di questa grande chiave di lettura ed interpretazione delle sue storie quotidiane.

Il racconto pennella il Friuli, quello che si esprime con momenti collettivi di gioia e serenità legati alle stagioni e a una natura in pace con se stessa e con gli animi della gente, ed il vissuto con trasporto e impegno da un intero gruppo, in particolare tra le pareti domestiche della famiglia Miani con Giorgio, Luigina, Flaviano e anche la none Nore che convivono, quotidianamente, con il folclore.

Le tradizioni e la storia del passato vivono anche attraverso il folclore che è capace di creare delle forti emozioni. Emozioni vive, specchio di una civiltà, quella di un popolo che deve far di tutto per mantenere la sua identità.

Le cose semplici non sono sempre le migliori, le migliori sono però sempre quelle semplici. E le cose che ci lasciamo dietro ci raggiungono sempre.

Silvano Bertossi